Michele, Paolo, Francesco e Marco: sono questi i nomi dai quali ha preso vita il progetto vitivinicolo dell’Azienda Agricola Rabel. Quattro appassionati sommelier AIS folgorati sulla via della cantina, innamorati del metodo classico più famoso del mondo, che un po’ per gioco e un po’ per scherzo, nel 2015 hanno iniziato a produrre il loro metodo classico da uve acquistate sulla collina di Chieri. Come tutte le avventure, anche la storia della cantina Rabel è una storia ricca di colpi di scena: in poco più di un anno si diffonde la voce della passione per il recupero di vigne destinate all’abbandono, per cui proposte del tipo: “Ho un amico che ha delle vecchie vigne e non ha più voglia di lavorarle, vi interessano?” si susseguono facilmente. Uno sguardo ed ecco che ci si sposta sulle colline in provincia di Cuneo, a coltivare il vitigno più nobile che la terra potesse regalarci: nasce Rabel con il suo primo vino rosso (Acustico), un bianco (Soffio) e un metodo classico (Spinoso) che riposa sui lieviti in attesa di farsi conoscere.
Le vigne vecchie sono circondate da boschi di castagni, faggi e betulle e affondano su terreni magri, ricchi di sabbia e sassi, a 400 metri. Non sono usati diserbanti, concimi di sintesi e agrofarmaci sistemici. I filari sono inerbiti e gestiti con preparati biodinamici, concimi organici e sovescio. Rabel aderisce ad Agricoltura Vivente, associazione fondata nel 2002 con l’intento di divulgare il metodo pratico dell’agricoltura Biodinamica a partire dagli insegnamenti di Alex Podolinsky.
Nel vino è ricercata leggerezza, digeribilità e beva: le uve sono vendemmiate non troppo tardi per evitare eccessiva concentrazione, e si è sempre attenti a preservare profumi e freschezza. In fermentazione e affinamento sono scelti contenitori che permettono al vino di evolvere con lentezza, senza conferire caratteristiche diverse da quelle del territorio e del vitigno.