Untitled-1

Vini Italiani: storia, origini e vitigni

I vini italiani sono conosciuti nei quattro angoli del pianeta, ma cosa li ha resi così famosi? Quali sono le loro caratteristiche? Quali sono i vini più pregiati della penisola? L’Italia è uno dei paesi vitivinicoli più importanti d’Europa, nonché uno dei più antichi. Scopriamo insieme che cosa lo ha reso tale.

La storia dei vini italiani e del loro successo

Da recenti ritrovamenti, infatti, si sa che l’avvio della viticoltura in Italia si deve agli Etruschi, già nel secolo VIII a.C. e probabilmente anche prima. Seguono poi i Greci, portando avanti lo sviluppo del settore, come testimonia anche il nome di alcuni vitigni italiani tuttora esistenti, come Greco e Aglianico (che significa ellenico). Sono tuttavia quei bon vivant dei Romani, grandi appassionati, a favorire intensamente la diffusione delle tecniche vitivinicole e del commercio dei vini. E mentre la loro influenza si espande, si espande con essa anche il gusto romano, non solo in Italia, ma in tutta l’Europa occidentale e centrale. Con la caduta dell’Impero Romano e lo scompiglio portato dalle invasioni barbariche inizia un lungo periodo buio per l’intero settore. Per lungo tempo l’unico vino che si fa è quello destinato alla messa e sono per lo più i monaci a occuparsi della coltivazione della vite.
Facciamo un salto in avanti fino all’arrivo dei grandi commercianti fiorentini e veneziani. Alcune di queste antiche famiglie nobiliari note ancora al giorno d’oggi e più attive che mai, come grandi produttori di vino quali Antinori e Frescobaldi, che nel XIII e XIV secolo avviano un fiorente commercio, soprattutto negli scambi dei vini di Bordeaux. La viticoltura vera e propria in Italia rientra a pieno regime solo nel XIX secolo, grazie all’impulso del Piemonte e della Toscana, che iniziano ad applicare alcune tecniche francesi per produrre i propri vini: nascono così Barolo, Brunello e Chianti. Il XX secolo porta però cattive notizie per tutto il continente. Arriva la fillossera, un parassita animale che distrugge tutte le vigne europee fino ai primi decenni del ‘900. Le due guerre mondiali, oltre a portare devastazione nei paesi europei, rubano la manodopera dai campi che in molti casi restano incolti. Nel dopoguerra, i viticoltori italiani si rimboccano le maniche e fanno ripartire il settore del vino italiano. Scelgono di indirizzarsi soprattutto su una produzione di massa, ma si ha un cambio di tendenza a partire dagli anni ‘60. Vengono riscoperti i vitigni autoctoni e si impara a coltivare i vitigni internazionali su suolo italiano, come nel caso dell’elaborazione di grandi vini toscani, che la critica imparerà a conoscere come Super Tuscan.
La sua storia dà già il peso e la misura di quanto sia importante e di valore la viticoltura in Italia: oggi essa rappresenta un colosso nel mondo del vino a livello globale, per quanto concerne la quantità di vino prodotto, ma soprattutto per l’elevata qualità dei suoi vini.

La classificazione dei vini italiani pregiati: cosa significano le sigle dei vini?

L’Italia custodisce un tesoro unico al mondo. Si tratta dell'incredibile varietà e quantità di vitigni autoctoni presenti nel nostro territorio. Pensa che dagli ultimi conteggi ne risultano più di 500, e ogni anno se ne registrano di nuove. A questo labirinto di nomi si aggiunge anche una nomenclatura molto rigida che però serve a preservare l’unicità delle diverse tradizioni. Queste sono le diciture che si possono trovare sulle etichette:
  • IGT (Indicazione Geografica Tipica)
  • DOC (Denominazione di Origine Controllata)
  • DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)
Per la classificazione dei vini italiani si fa di solito riferimento a un sistema a piramide. Partiamo dai cosiddetti Vini Generici, prodotti al di fuori dei disciplinari. Alla base della piramide c’è l’IGT, vini che provengono per almeno l'85% dalla zona geografica di cui portano il nome. La denominazione successiva è la DOC (Denominazione di Origine Controllata), i cui disciplinari prevedono controlli sulla qualità per tutto il ciclo produttivo, che deve essere conforme a quanto previsto dagli stessi. In cima alla piramide c’è la prestigiosa DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), che vuol dire che i vini sottoposti a disciplinari ancora più rigidi rispetto a quelli delle DOC.
Per entrambe le denominazioni di origine, la legislazione prevede anche le sottozone, che rappresentano il gradino più alto della piramide della classificazione dei vini italiani: si tratta di particolari aree circoscritte a un comune, una frazione, una fattoria, un podere o una vigna, che sono espressione di qualità superiore e prevedono regole ancora più restrittive. La legislazione, infine, prevede anche le menzioni “Riserva” per i vini sottoposti a maggiore invecchiamento rispetto a quello del disciplinare, “Classico”, riservata a vini non spumanti prodotti nella zona di origine più antica, e “Superiore”, utilizzata per qualificare vini con titolo alcolometrico almeno dell’1% superiore rispetto a quello minimo stabilito dal disciplinare. Talvolta, ma non sempre, può prevedere anche una resa per ettaro minore e pertanto una qualità migliore rispetto alla versione senza menzione.

Le tipologie di vino nelle regioni italiane

Se è vero che all’estero alcune aree sono immensamente più rinomate di altre, è anche vero che in ogni regione italiana si coltiva la vite e si producono vini di tutte le tipologie. Il Nord Italia è famoso in particolare per la produzione di immensi vini rossi, in Piemonte, e di spumanti, in Lombardia con i Franciacorta, e in Veneto con il noto Prosecco. Non da meno sono i vini prodotti nelle regioni del Nord-Est, come il Friuli Venezia Giulia soprattutto per i bianchi, e l’elevata qualità sia di rossi che di bianchi dell’Alto Adige e del Trentino. Sul versante ovest, invece, c'è la Liguria, famosa per i vini bianchi freschi da uve Vermentino. Il Centro Italia include la Toscana, nota in tutto il mondo per prestigiosi vini rossi, le Marche, famosa soprattutto per i bianchi da Verdicchio, l’Umbria e l’Abruzzo, regioni che stanno emergendo sempre più nel panorama vitivinicolo italiano. Sul lato adriatico, troviamo una regione che spicca particolarmente per la produzione di vini rossi frizzanti: l’Emilia Romagna.
Nel Sud Italia emergono la Campania, per importanti vini bianchi da Fiano, e la Basilicata, nota per il vino rosso da Aglianico. Ci sono infine le isole, Sicilia e Sardegna, che regalano delle perle assolute nella produzione sia di bianchi che di rossi.
Altre regioni si sono affacciate più tardi nel mercato dei grandi vini. Tra queste: la Puglia, che sta pian piano decollando con i suoi vini rossi da Primitivo, Calabria e Lazio, dove alcune aziende stanno valorizzando sempre più il territorio nella produzione sia di bianchi che di rossi, e infine il Molise.

I vitigni più prestigiosi e importanti d’Italia

I vini rossi più sofisticati d’Italia derivano principalmente da due vitigni, Nebbiolo e Sangiovese, che coprono appena l’1% sul totale dei vigneti nazionali, seppur un ruolo di crescente importanza è svolto anche da Barbera e Aglianico, in grado di offrire vini di notevole longevità; tra le uve a bacca bianca, invece, c’è un vero e proprio mosaico tra nord, sud e centro Italia, ma potremmo dire che i più grandi bianchi italiani si ottengono in Alto Adige e Friuli dai vitigni autoctoni Gewürztraminer e Ribolla Gialla e dai vitigni internazionali quali Sauvignon Blanc e Chardonnay. Da queste uve, in molti casi, si elaborano prodotti che rappresentano l’aristocrazia vinicola mondiale, ricercatissimi e di prestigio assoluto, come i vini piemontesi Barolo, Barbaresco e il toscano Brunello.

I grandi vini toscani e la loro importanza sul mercato

I vini della Toscana sono una parte fondamentale dell'intera cultura enologica italiana: i vini rossi toscani sono famosi in tutto il mondo e sono un must per tutti gli appassionati. Il vino toscano è noto per avere una struttura importante, profumi e sapori riconoscibili, grazie alle qualità organolettiche del suo territorio che dà vita a vini rossi e bianchi, eccellenti sotto tutti gli aspetti. I migliori vini famosi toscani traggono vantaggio dalla varietà dei vitigni che sanno esprimersi in maniera vincente sul terroir toscano. Inoltre i vini toscani doc contano oltre 100 denominazioni, mentre sono circa 20 le denominazioni dei vini toscani Docg. Ma quali sono i vini toscani più famosi? Tra i vini più desiderati troviamo il Brunello di Montalcino e il Chianti, probabilmente i migliori vini toscani e i più rappresentativi di questa terra. Sono entrambi a base di Sangiovese toscano, il vitigno d'eccellenza da cui nascono i vini pregiati toscani. Un altro ottimo vino toscano rosso è il Nobile di Montepulciano è prodotto in provincia di Siena. Anche il vino bianco toscano è di grande qualità, nonostante sia meno ricercato del rosso. Se sei alla ricerca di vini toscani pregiati, scopri la selezione sul nostro store di vini online. La storia vitivinicola toscana più recente vede inoltre emergere grandi vini prodotti da vitigni internazionali: sono nati qui i Super Tuscans, da Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, quali Sassicaia, Masseto, Ornellaia e Tignanello. Il Sassicaia è uno dei vini più rinomati della tradizione toscana. Il Bolgheri Sassicaia, comunemente detto Sassicaia, è un vino DOC la cui produzione avviene in una specifica zona del comune di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, con un blend di almeno 80% di Cabernet Sauvignon. Il Bolgheri Sassicaia nasce nell'azienda Tenuta San Guido, che possiede tutti i vigneti all'interno dell'area delimitata. La scommessa di piantare Cabernet Sauvignon in Maremma è vinta subito, quando nel 1972 il Sassicaia vince in una degustazione alla cieca a Londra contro i migliori Cabernet al mondo. Il 100/100 del critico Robert Parker ne segna poi per sempre il destino.

Altri vini italiani importanti e i distillati

Oltre alla produzione di grandi vini rossi e bianchi, l’Italia è famosa anche per alcuni grandi vini liquorosi.
I famosi "vini da meditazione" sono proprio questi. Esistono esempi di grandi passiti e vini liquorosi italiani capaci di conquistare i palati di tutto il mondo.
Gli italiani hanno da tempo imparato a padroneggiare l’arte dell’appassimento. Questa consiste nel lasciare che le uve si disidratino - devono appassire, per l’appunto - perdendo acqua e diventando più concentrate prima di vinificarle. Un grandissimo esempio è l’Amarone della Valpolicella. A parte l’operazione di appassimento, per il resto questi vini usano tecniche di vinificazioni normali e quindi risultano secchi.
Per arrivare ad un vino dolce bisogna arrestare la fermentazione alcolica, aggiungendo una certa quantità di acquavite. Nascono così i rinomati vini dolci siciliani Zibibbo e Marsala. Infine ricordiamo un famoso distillato prodotto da sole vinacce italiane, la Grappa, l’acquavite che nasce dalla distillazione delle bucce dell’uva e i suoi semi, detti vinaccioli. Tra le zone più rinomate, l’Indicazione Geografica Grappa Veneta o Grappa del Veneto è riservata esclusivamente all’acquavite di vinaccia, ricavata da uve prodotte e vinificate nel territorio regionale, distillata e imbottigliata in Veneto.